IMMAGINI DELLA CONJUNCTIO | l'unione (maschile + femminile) in anima e arte

 

"Ci incontreremo senza appartenerci, ci avvicineremo senza strangolarci in legami

troppo stretti; accetteremo l'uno dall'altro l'ombra di sconosciuto che ci avvolge.

 Staremo nell'estraneità reciproca ammirando che l'altro possa fare cose diverse da

 noi,  dire cose che non capiamo, e tuttavia ci appartengono."

NADIA FUSINI


di Valeria Bianchi Mian 


COLETTE

Maurice Goudeket è l'ultimo uomo sulla strada di Colette e il primo vero compagno di viaggio

 "Uomo, amico mio, vieni, respiriamo insieme! Ho sempre amato la tua compagnia. Tu oggi mi guardi con uno sguardo così dolce. Tu guardi emergere da un confuso mucchio di abiti smessi femminili una naufraga. Guarda, è tua sorella, la tua compagna, una donna che sfugge all'età dell'essere donna."

Sulla strada della donna, contemporaneamente alla trasformazione degli schemi relazionali stantii, procedendo sulla via dell'individuazione - il percorso che porta alla coscienza viva di se stessi tracciato da Carl Gustav Jung -  a un certo punto avviene il riconoscimento dell'Altro, in sé e fuori da sé.


ORLANDO | WOOLF 

"Ella si alzò a sedere. Scuro contro il cielo chiazzato di giallognolo dell'alba, un uomo si drizzava sulle staffe, attorniato dai pivieri che gli roteavano attorno. Egli trasalì. Il cavallo sostò di colpo.

- "Signora"- gridò l'uomo  balzando a terra - "siete ferita?" - "Signore, sono morta!" replicò Orlando. Pochi minuti dopo erano fidanzati".

La versione cinematografica di "Orlando", realizzata nel 1986 da Sally Potter, si focalizza soprattutto sull'autonomia del femminile raggiunta progressivamente dalla protagonista nel corso della sua lunghissima vita. La relazione con Shelmerdine, l'innamorato, passa in secondo piano, rispetto al percorso individuale di Orlando, esaurendosi alla partenza dell'uomo verso l'avventura americana; il frutto dell'unione, una figlia, è ciò che rimane del confronto romantico tra i due. Seduta sotto la quercia, Orlando si ferma; ha finito di cercare il proprio senso a zonzo per i secoli.  Guarda la sua bambina e si comprende, finalmente rinnovata, attraverso la propria maternità.

Nel romanzo della Woolf l'idillio continua, nonostante la separazione; il filo dei significati che Shel-   "soldato e marinaio"-  ricama nelle proprie esplorazioni del mondo (con la brezza di sud-ovest egli salpa per andare a "doppiare il Capo Horn in piena tempesta") origina dallo stesso gomitolo relazionale nel quale si racchiudono le trame di Orlando. Il ragazzo si allontana dall'amata per compiere la sua "Odisseae torna a lei come uomo fatto, iniziato all'Anima e all'amore. Orlando resta a casa muovendo i propri passi per concludere il poema "La Quercia", tessendo scorci di vita vissuta, domande e risposte a  proposito di  uomini, di donne e di rapporti tra i sessi.

"La visione di quel ragazzo (poiché era poco più d'un ragazzo) il quale succhiava pastiglie alla menta (ne andava pazzo)  nel bel mezzo della tempesta, mentre gli alberi crollavano e le sartie ballavano, ed egli urlava i suoi comandi brevi- tagliate questo, gettate a mare quest'altro - quella visione fece venire le lacrime agli occhi di Orlando, e le sembrò di non aver mai versato lacrime più dolci in vita sua. "Sono una donna" pensava "una vera donna, finalmente".

La danza spirituale di Orlando e Shel, la comprensione reciproca delle uguaglianze e delle differenze li porta ad una simultanea presa di coscienza sulla congiunzione degli opposti.

"Shel, tu sei una donna!", gridò lei.

"Orlando, tu sei un uomo!" gridò lui." 

L'interpretazione delle loro esclamazioni potrebbe essere cercata leggendole al tempo passato:  

Orlando è stata uomo e sa che dietro la simpatia immediata che prova per Shel ci sono "larghezza d'idee e libertà di linguaggio" guadagnate vivendo nei panni dell'Altro. Shel, dal canto suo, pare proprio poter dire lo stesso, eguagliando una donna in "originalità e delicatezza". I due amanti alternano vicinanza e distacco come passi di un ballo.

Orlando si addentra nel bosco per "andare incontro alla morte", in solitudine: 

"... vedeva se stessa e il suo compagno come macchioline in un deserto, e altro non desiava se non andare incontro alla morte; perchè la gente muore ogni giorno, muore a tavola, oppure così, all'aperto, nei boschi autunnali... desiderio di morte invadeva Orlando, e quando diceva "Bonthrop" in realtà diceva  "Sono morta", e avanzava come un fantasma tra il pallore spettrale dei faggi, e si seppelliva in profonda solitudine come se, finito ormai l'assillo di piccoli rumori e agitazioni, ella fosse libera di seguir la sua via; tutte cose che il lettore udrà nella voce di Orlando, quando diceva "Bonthrop"; meglio ancora se vi aggiungerà, per illuminare la parola, ciò che essa evocava a Bonthrop stesso: un mistico senso di separazione, isolamento, e di puri spiriti erranti sul ponte della sua nave, al disopra dei mari insondabili.".

Puri spiriti, erranti spiriti, Marmaduke Bonthrop Shelmerdine e Lady Orlando danzano al ritmo del  vento il loro rapporto. Quando il soffio di sud-ovest giunge, Shel si allontana a sua volta per molto tempo; tornerà per incrociare il suo al viaggio dell'amata, negli orditi e nelle trame dell'arazzo che, insieme, stanno tessendo. 


SPOSO E SPOSA 

La relazione è danza e "vigna" da coltivare, come quella che la sposa del "Cantico dei Cantici", inizialmente, non aveva custodito.

"Non state a guardare che sono bruna,

poiché mi ha abbronzato il sole.

I figli di mia madre si sono sdegnati con

me:

mi hanno messo a guardia delle vigne;

la mia vigna, la mia, non l'ho custodita."

Il poema lirico attribuito a Salomone (sec. X a.C.) è stato fonte di ispirazione per le vicissitudini della prima materia alchemica nell' "Aurora consurgens" e in molti altri testi. Gli alchimisti presero a modello della "coniunctio" tra opposti, l'erotismo mistico dell'unione tra i giovani amanti biblici:   Sulamith è  la  sposa chiaroscura di Eleazar, Madama  Alchimia  in  tutti  i  suoi  aspetti;  lo  sposo  è  il  principio maschile rinnovato, il quale si appresta finalmente all'incontro.

Quando lo "sposo cerca la sposa",  "le viti fiorite spandono fragranza".

Egli arriva,

"bianco e vermiglio, riconoscibile fra mille e mille.

Il suo capo è oro, oro puro..."

Ha viaggiato alla ricerca dell'Anima, seguendo il desiderio. Dice:

"Nel giardino dei noci io sono sceso,

per vedere il verdeggiare della valle,

per vedere se la vite metteva germogli,

se fiorivano i melograni."

Nel ventre di Sulamith egli trova il "vino drogato"  e nei suoi seni vede "grappoli".

"Il tuo palato è come vino squisito, che scorre dritto verso il mio diletto e fluisce sulle labbra e sui denti." 

"Ti farei bere vino aromatico,

del succo del mio melograno."

sussurra la sposa.

"Sotto il melo ti ho svegliata;

là dove ti concepì tua madre,

là dove la tua genitrice ti partorì."

"La vigna mia, proprio mia, mi sta davanti", è scritto alla fine del Cantico;  la vite è la sposa e le sue foglie a cinque punte sono la stessa mano sinistra guantata di rosso con la quale  Rea  cercò di alleviare le doglie durante il  parto di Zeus Premendo le dita  al suolo, la Terra generò cinque femmine divine.

Dalla vite e dal melograno si ottiene "tintura di porpora", il colore della "rubedoalchemica,  l'oro finale  dell'androgino in coppia.   Il "Lapis" è un gioiello "color del vino" e "a volte", scrive Jung,  riluce "nella notte". Il "balsamo" solare produce "vinoe "oro"; è spirito vitale che agisce e governa nel cervello e nel cuore, nel pensiero collegato al sentimento.

L'elemento di Dioniso è il "Cielo" filosofico, la quintessenza alchemica che rappresenta corpo e spirito congiunti; si ottiene a partire dai "vinaccioli" o dal "grano" - infatti il vino è anche "sangue di Osiride" nei testi egizi - in un lento e costante lavoro con il quale "il puro si separa dall'impuro" mediante un movimento rotante, una danza circolare. Il risultato non è altro che il Mercurio rinnovato, sublimato e rigenerato.

Lavorare sul vino o su altre sostanze era sì per l'adepto un'operazione reale ma anche una ricerca simbolica -  inconsapevole, per lo più. Jung sottolinea come a noi, alchimisti d'oggi, sia accessibile il lato "puramente fantastico",  psichico, immaginale del procedimento:  "nessuna incenerazione, sublimazione e centrifugazione della feccia del vino" potranno "produrre una quintessenza color dell'aria". Lo stesso Dorneus, nelle sue ricette, probabilmente non intendeva consigliare l'uso di vino reale: "si può invece pensare che volesse dire, alla maniera degli alchimisti, vinum ardens, acetum, spiritualis sanguis ecc., ossia il mercurius non vulgi , che incarnava l'anima mundi. Nella concezione degli antichi, come l'aria circonda la terra, così l'Anima avvolge il mondo." 

M. Sarde,  Colette- una vita libera e condizionata  (pag.368 e 369) Da: La naissance du jour 

V. Woolf,  Orlando (pag.245)

Sally Potter ha vissuto in prima persona, sceneggiato, diretto e recitato le atmosfere del bellissimo "Lezioni di tango",   1997;      nel film   (tutto  in  bianco e nero,   tranne le scene  di un altro  film,  mai realizzato nella realtà ma immaginato mentalmente a colori dalla Potter), l'autrice racconta  la naturale e lenta ideazione del   film stesso che nasce dalla creazione del rapporto con  Pablo Véron,  ballerino e insegnante di tango.   Come Sally Potter, anche Pablo Véron  nel film recita se stesso ed è lui l'ideatore delle coreografie. Con la danza erotica e spirituale di Sally e Pablo, pare quasi che la Potter abbia dato un  seguito  alla  relazione  tra   maschile e femminile  che aveva  interrotto  in  "Orlando" per dedicarsi unicamente alla protagonista. 

A proposito di Ulisse, unità di Puer e Senex, tessitura delle fratture nell'archetipo maschile, vedi ancora:  J. Hillman,  Saggi sul Puer.

E. Harding, I misteri della donna  (pag. 74 seg.)

Cantico dei  Cantici (vs. 1,6)

C.G. Jung,  Mysterium coniunctionis (pag.7) 

M.L. Von Franz,  Alchimia  (pag.145 seg.)




 


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