DEMONI! | che i diavoli stiano nelle bottiglie (tracce alchemiche)

Che i diavoli stiano nelle bottiglie!

In questi giorni sto rileggendo alcune favole di Robert Louis Stevenson, il quale - occorre dirlo per coloro che di lui conoscono soltanto le isole con i tesori - ha scritto storie brevi molto interessanti. Simbolicamente interessanti dico. Una di queste, tracciata mentre lo scrittore si trovava nelle isole dei mari del Sud, è "Il diavolo nella bottiglia". La trama, in breve: per amore, un uomo e una donna si ritrovano loro malgrado a fare i conti con un demone che li condurrà a fare i conti con le loro stesse ombre. Non potendo mutare il demone che abita dentro una bottiglia e che può solo essere passato di mano in mano, deprezzando di volta in volta il contenitore di vetro cangiante che lo nasconde, sono costretti a cambiare interiormente, a scegliere di aiutarsi a vicenda, generosamente. Nella Casa di Luce che il diavolo ha loro donato, i due vivono un inferno personale e per superare lo sconforto si ritrovano a scoprire l'amore reciproco. In qualche modo, insomma, il demone li avvicina e fa loro capire qual è il senso della vita insieme. A farne le spese, alla fine, sarà un marinaio ubriacone, già condannato da se stesso all'incoscienza eterna.

Scrive Carl Gustav Jung: "il lavoro sulla materia riabilita simbolicamente la polarità femminile e oscura della realtà, quella che chiamiamo 'male', che la teologia cristiana di Agostino, dopo la sconfitta dello gnosticismo e del manicheismo, aveva privato di realtà ontologica".

Il diavolo nella bottiglia può essere sì attivamente trasmutato ma occorre l'intervento dell'adepto (o degli adepti Artifex e Soror Mystica).
L'idea dello 'spirito nella materia' uno spirito luciferino portatore di luce in nuce è ciò che fa della nostra alchimia la scienza-arte dei misteri a livello ctonio, basso, profondo. Prima scendi (dal trono dell'Io) poi... risali. È il movimento che ti fa operativo in opus.



Lo spirito Mercurio" è un breve saggio contenuto nel tredicesimo volume del corpus junghiano, "Studi sull'alchimia".
Dalla sinossi del volume: "Nei saggi che compongono il volume, incentrati sia su personaggi di alchimisti famosi (Le visioni di Zosimo, 1938/1954; Paracelso come medico, 1941 e Paracelso come fenomeno spirituale, 1942) sia su simboli specifici delI'Opus alchemico (Lo spirito Mercurio, 1943/1948 e L'albero filosofico, 1945/1954) sia sui principi dell'alchimia cinese (Commento al «Segreto del fiore d'oro», 1929/1957), l'interesse di Jung si rivolge alle espressioni simboliche dell'alchimia, in cui egli vede proiettati contenuti archetipici. Gli alchimisti, quegli oscuri «filosofi», come amavano definirsi, gli «amanti della Sapienza», sono, secondo lui, degli psicologi ante litteram, intenti a scandagliare la prima materia, ossia l'inconscio, non tanto per pervenire a un risultato concreto di contraffazione dell'oro, come ritenevano i loro oppositori, quanto piuttosto per attuare un'opera di perfezionamento interiore, per procedere - nella ricerca della pietra filosofale - alla propria individuazione. L'alchimia viene ad acquistare così l'aspetto del tutto nuovo e avvincente di una «psicologia dell'inconscio collettivo proiettata» sulle sostanze e sui procedimenti volti a trasformare la materia, e si rivela perciò assai affine alla mitologia e al folclore. Il suo simbolismo è simile a quello dei sogni, da un lato, e a quello religioso dall'altro."

Farò dell'oro, dei farmachi..."
(Arthur Rimbaud)

"Questo sembra che sia vero."
(R.L. Stevenson)

Valeria Bianchi Mian


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