TORINO-ROMA | psicologia del weekend "imperfetto" - il #giocodellecittàe #adotta1blogger

Sono nata a Milano.
La famiglia di mio padre si muove e opera sotto la Madonnina da generazioni.
Mia madre, invece, è di origini venete: Venezia città  e dintorni lagunari, con antiche radici cinesi.
Sì, cinesi.
Mian significa cotone. Ma anche faccia, bianco, luna. 

Io non ho viaggiato granché oltre i confini dell'Europa, se non con la mente. Ho preso più di un volo onirico, da perfetta sognatrice e donna creativa. Di fatto, so bene di essere tale - una creativa - e non lo nascondo, soprattutto non lo nascondo più a me stessa.

Sono venuta ad abitare a Torino all'età di vent'anni; ho scelto questa città per poter studiare psicologia e per specializzarmi in psicoterapia. Mi sono fermata nella capitale sabauda per cominciare a lavorare, e adesso è sempre qui che vivo e godo la mia quotidianità. Viaggiare è per me un desiderio sempre desiderabile, ma solo qualche volta realizzabile. I miei itinerari mentali sono chilometrici, operativi nel profondo come il periplo di un antico alchimista. Chissà se, tempo permettendo, adesso che sto per compiere un'età che sento come "gli anni al giro di boa", nella seconda parte della vita - vita permettendo - potrò partire sempre più spesso con treni, navi e aerei?


Voglio raccontarvi di un weekend romano. Lo faccio per gioco, giocando - appunto - con la bella Anna Pompilio, una donna molto interessante, secondo me. Lei è Business Analyst e blogger presso la casa accogliente de La Kasa Imperfetta - A cosa giochiamo? Giochiamo al #giocodellecittà. 


Il "gioco delle città" è nato scherzando, ridendo via chat e scrivendo pensieri su #adotta1blogger, o meglio in #adotta1blogger - il gruppo attivo su Facebook e come Blog di Paola Chiesa, ideatrice del tutto, sul quotidiano La Stampa.

Io racconterò la mia esperienza romana in pochi punti, con qualche immagine.
Lei, romana, farà lo stesso narrando il proprio viaggio a Torino. 
Creeremo la nostra mappa in "pensierini" e qualche immagine.
Non essendoci incontrate dal vivo, abbiamo pensato di raccontare le reciproche impressioni in un quadernetto di viaggio e di scrivere due articoli connessi su questo argomento.
Via!
Partiamo!



WHY ROME?


Perché sono andata a Roma
Dal 4 al 7 dicembre ho partecipato a un congresso molto importante per gli analisti membri dell'associazione IAAP (International Association of Analytical Psychology) e per i terapeuti di orientamento junghiano come me: il tema dell'incontro, del raduno che ha chiamato a Roma più di centocinquanta psicologi e filosofi e sociologi da ogni angolo del mondo era proprio il mondo contemporaneo con le sue sfide. 

E' stato il mio primo congresso internazionale come relatrice. 

Ho portato all'attenzione dei colleghi il tema sul quale rifletto da tempo: la maternità surrogata. In Italia siamo ancora in alto mare. La "surrogacy" è una faccenda che si fa ma non si dice. Ho letto articoli a centinaia; ho visto film, interviste, documentari; ho scritto diversi pensieri su questo argomento. 
Dove? QUI e QUI.
Insieme a Silvana Graziella Ceresa, psicologa analista, sto per aprire un forum permanente di confronto tra psicologi e ricercatori sul tema in questione.

E gli altri? Gli altri partecipanti hanno mostrato immagini di guerra. C'erano analisti ebrei e palestinesi. C'erano le fotografie di Reno Papadopoulos, scatti colti all'interno di un campo allestito per i rifugiati.  Ho apprezzato il pensiero creativo di Andrew Samuels, e l'intervento interessantissimo dello psicoanalista cinese Heyong Shen, il quale ha raccontato la storia - vera - delle bambine uccise e sparite dalla scena cinese durante gli anni del più rigido controllo demografico.

E la sera: danze! A Roma divertirsi alla cena di gala del sabato sera, continuare lo scambio di informazioni con analisti provenienti da tutto il mondo e incontrare dopo tanti anni un'amica e collega.


Un pennello contro il cielo - fotografie di R.P.



ANEDDOTI


Immersa in un clima internazionale me ne andavo in giro per la città, dopo le relazioni dei professionisti junghiani, e tra un "good evening" e l'altro mi veniva naturale ordinare un "coffee" ai baristi "de Roma".  
Nessuno si stupiva, altro che. 
E' proprio vero che Roma è città cosmopolita, apertura internazionale. 

Ciò che mi ha lasciata un po' stranita, invece, è stato il modus operandi dei camerieri fuori dai bar-caffé più chic e dai ristoranti. Quando avevo visitato la città nel 1990, non mi ero accorta della "modalità baccaglio potenziali clienti". Un cameriere, a Roma, deve essere estroverso e un poco attore, per convincere il passante di turno a entrare nel suo esercizio, per accalappiare il ben-capitato e non farsi fregare il turista dal locale che si trova un po' più in là. Occorre sfoderare un bel sorriso e sperare in un: "Yes, I'm hungry!"... maleducatissimo ma verace.






In albergo, a gambe!



UCCELLI


Lo dico. 
Della città mi sono rimasti impressi gli uccelli. 
Pennellate hitchcockiane. Nero su blu. Bianco e verde, schizzi di rosso. Le grida acute, i fruscii. L'odore acre, nauseabondo, del guano. Le chiazze sulle panchine e il disegno escrementizio sulle pietre millenarie. Il logo del congresso era un volo di uccelli, un volo fuori dalla gabbia, oltre tutte le gabbie. 
Le colombe nel dipinto di Folon
Sì, devo ammetterlo. Gli uccelli sono il "dettaglio" che mi ha affascinata di più. Gli stornelli a migliaia, il periplo aereo che ha segnato gli abiti al nostro arrivo sulla terrazza del locale più elegante che si possa immaginare al Campidoglio. 
I gabbiani ovunque, come se Roma fosse città di mare. 
I pappagalli dalle penne brillanti, luci verdi nei parchi. Pappagalli pirati sulle palme. 
I pappagalli verdi! 
A Roma?




DETTAGLI



Non potevo non pensare alla grande bellezza. la bellezza romana che sta nei dettagli. Credo che questo sguardo ci accomuni, a me e ad Anna Pompilio. 
Scorci di una vetrina, un muro sbrecciato, l'angelo che sta nell'angolino. L'occhio osservatore, analitico, il battito di ciglia.










Good bye!






Commenti

  1. Valeria a proposito di uccelli... non so per gli altri, ma i pappagalli hanno colonizzato la maggior parte dei parchi di Roma a partire dagli anni '90 (succedeva anche in altre città europee, Barcellona, Londra, Bruxelles...). Venivano acquistati nei negozi di animali e poi liberati e in poco tempo si sono organizzati in colonie. Quelli di Roma sono di due specie: Parrocchetto dal collare e Parrocchetto monaco. Tra l'altro non essendo in competizione con altre specie non sono dannosi. A me piacciono molto, mettono allegria

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